La chiesa di San Gavino Martire a San Gavino Monreale è ritenuta il mausoleo dei giudici d’Arborea: voluta da Mariano IV già dal 1347 e completata una quarantina di anni dopo per volere di Eleonora, era molto cara alla giudicessa come il castello di Monreale e l’intera villa di San Gavino che la famiglia giudicale aveva sempre frequentato per il clima fresco delle sue terre e le acque benefiche delle Terme di Santa Maria. Oltre a quella di Eleonora, altre effigi in pietra sembrano raffigurare i giudici Mariano IV, Ugone III e Brancaleone Doria. Pare che sia stata la stessa Eleonora a incaricare l’artista che curò l’interno della chiesa di ritrarla nella pietra locale assieme alle persone a lei più care. A chi ha raggiunto una certa conoscenza dei personaggi rappresentati nella pietra, avendone letto gesta e vicende e se n’è fatto un “ritratto mentale”, resta difficile non attribuire a queste maschere di trachite rassomiglianze con l’idea che si era fatto dei loro corpi in carne e ossa: sereno e aperto il viso di Mariano, la testa incoronata rivolta verso l’alto, con il capitello che sembra appoggiarsi più che pesare sulle punte del diadema: prono, segnato da un cruccio quasi doloroso, tra l’infantile e il tormentato, il mento sostenuto dal pugno, quasi ad alleggerire il peso del capitello che grava sulle spalle e sulla corona d’Arborea, quello di Ugone III; svagato, sognante, un po’ pingue, quello di Brancaleone. Bellissimo, invece, il viso dolce di Eleonora, l’ovale perfetto come soffuso da un’ombra di stupore e incorniciato dai lunghi capelli sciolti, che forse più di una volta avrà lasciato pendere sulla misteriosa ferita del volto (colpo di lama, bruciatura di pece greca o che altro?) per dissimularla anche solo per un attimo. Il corpetto, appena scollato e segnato ai due lati da tre file di ornamenti a forma di croce, è come chiuso in fondo dalle braccia conserte. Una lunga cicatrice arquata le attraversa la parte destra del volto dall’altezza del sopracciglio fino all’estremità della guancia. Nella stessa chiesa, in fondo all’abside, un piccolo gruppo scultoreo quasi identico al primo sembrerebbe rappresentare Eleonora con i due figli Federico e Mariano. Andando indietro nel tempo di parecchi secoli si trovano nel territorio intorno al paese tracce evidenti di insediamenti nuragici e punici; ma anche di un nucleo abitativo romano dal quale si sviluppò in periodo medioevale il villaggio di Nurazzeddu dove venne costruita la chiesa di San Gavino. Il paese attuale sorse proprio da questo borgo appartenente al Giudicato d’Arborea, nella curatoria di Monreale. Durante le guerre tra Aragona e Arborea l’intero territorio, teatro di scontri sanguinosi, fu gravemente danneggiato.
Chiesa di San Gavino Martire
